Filmati contro il prof. Alessandro Barbero e prof. Giancarlo Rinaldi incentrati sulla Storia del Cristianesimo

nota: il 1 intervento contro il prof. Alessandro Barbero lo troviamo nel XIX studio di questo sito alla voce "l'nesistente san Nicola, vescovo di Myra e patrono di Bari".

intervento 2

http://www.youtube.com/watch?v=xQCyWwXUxD4

intervento 3

https://www.youtube.com/watch?v=1fnScwjcrJQ&t=1s

intervento 4









Reprimenda contro i prof.ri di Storia del Cristianesimo, Mauro Pesce e Giancarlo Rinaldi

Si notifica la prima lettera al prof. di Soria del Cristianesimo, Mauro Pesce

            Massarosa 3 Aprile 2009                                        

                                                              email ufficiale                       
                                                                                          Al prof. Mauro Pesce
                                                                                          Università di Bologna
                                                                                 Dipartimento di Discipline Storiche
                                              

Oggetto: escatologia e mito in contrasto con la storia in essi contenuta.

Si riporta la dimostrazione di una contraffazione contenuta in "Atti degli Apostoli" da leggere al cap.1 del I studio di questo sito web ove si accerta l'impossibilità che il membro del Sinedrio di nome "Gamaliele", durante il I secolo, poco dopo la morte di Cristo, abbia mai fatto alcun discorso per liberare gli apostoli arrestati da un Sinedrio inventato.

A tale analisi il prof. Mauro Pesce rispose in termini elogiativi ma tramite mail privata (non quella della Università di Bologna):

"Carissimo, complimenti per l'acribia! in genere non penso che si tratti di vere e proprie falsificazioni, ma di racconti tramandati e ingranditi in cui la credulità si mescola con notizie.
Ora sono pressatissimo, e non riesco a scriverLe come sarebbe necessario. Spero risponderle con la dovuta calma e attenzione".


In realtà Mauro Pesce si dileguò definitivamente, né rispose ad una successiva email ufficiale laddove si riferiva l'analisi che accertava un Paolo di Tarso mai esistito; pertanto si evidenzia il torto deontologico, tanto peggiore riguardo un professore di Storia del Cristianesimo, il quale, da oppotunista chiesastico, non ha mai insegnato ai suoi studenti la falsificazione di "Atti degli Apostoli" e l'invenzione si san Paolo, come risulta dal minuzioso esame pubblicato nel II studio di questosito web.

Analogo comportamento del prof. Giancarlo Rinaldi di cui si può vedere il relativo filmato con le inevitabili confutazioni a lui addebitate nonché l'esplicito invito ad un confronfronto pubblico presso l'Università Cattolica di Roma in presenza degli studenti di Storia del cristianesimo; dibattito al quale Rinaldi si è sempre rifiutato di aderire.


Reprimenda contro il prof. Alessandro Barbero

Il prof. Alessandro Barbero è indiscutibilmente il migliore storico esistente in Italia, purtuttavia è totalmente negato in Storia del Cristianesimo, peraltro non si è degnato di studiare le opere di Giuseppe Flavio, il cronista ebreo vissuto nel I secolo e il più famoso di sempre.
Tale ignoranza in materia, oltre al mondo giudaico, si riflette negativamente anche nella comprensione del mondo romano della sua epoca; come la definizione e distinzione dei poteri, vedi ad esempio fra Procuratore e Prefetto che non viene chiarito dagli storici della Roma imperiale, i quali danno per scontato sia risaputo da tutti. Viceversa Giuseppe Flavio, in quanto ebreo appartenendo alla parte soccombente, chiarisce bene i poteri di chi ha massacrato i suoi connazionali. Peraltro i rotoli delle opere di Giuseppe furono sottoposti alla approvazione degli storici romani da parte dell'Imperatore Vespasiano e suo figlio Tito, per poi essere conservati nelle biblioteche imperiali. Tale differenza di poteri fra le due prestigiose cariche l'ho evidenziato chiaramente nelle confutazioni fatte ad Alessandro Barbero ... ma lui non le ha neanche lette! Una autoconsiderazione da "sotuttio quindi non intendo perdere tempo con chicchessia". Purtuttavia, eminente tuttologo, ti sei guardato bene dall'accettare ogni confronto, da me richiesto al termine di ogni lezione che ti ho impartito, innanzi ai tuoi studenti dell'Università in cui insegni.

Alla mancata conoscenza dei dati fondamentali storici del popolo giudaico comparati a quello romano da parte tua, Barbero, si assomma la mancata lettura critica dei codici scritti dagli amanuensi cristiani da quando, nella seconda metà del IV secolo, il cristianesimo di insediò al potere con l'Editto di Tessalonica (380 d.C.) al quale fece seguito il Cocilio di Costantinopoli del 381 d.C. tramite il quale furono aggiornate le ultime varianti e quindi redatti i vangeli che conosciamo oggi ... errori compresi che i successivi amanuensi cristiani tentarono di correggere senza riuscirci.

Oltre a ciò, la fama di più abile storico italiano ha finito con ingabbiarti, Barbero, al punto che non puoi più permetterti di essere smentito senza perdere l'aureola di infallibilità, trasformandoti di fatto in un tuttologo con diritto di sbagliare, come nel caso (è solo un esempio) l'autoconvinzione, condivisa da Paolo Mieli, di riabilitare la memoria dell'Imperatore Nerone, in barba alle citazioni di Cassio Dione:
"Secondo Cassio Dione (Epitome LXII, 12-13) e altri autori contemporanei "Nerone avrebbe contratto due matrimoni con maschi: il primo, con un liberto di nome Pitagora. Il secondo, con un liberto di nome Sporo, fatto castrare e sposato"
.
E Cornelio Tacito:
«"Nerone, il quale non si era negato alcuna forma di depravazione, si unì in matrimonio a uno di quei degenerati noti come “pitagorei” con solenne rito nuziale» (Annali, XV, 37).
Quindi storici imperiali che dipingono Nerone come un pervertito sessualmente ed un megalomane fuori di testa.
Resta il fatto che la mania del revisionismo storico di Barbero, oltretutto senza le indispensabili fonti storiche, dipende da una maniacale esigenza di "scoop", condivisa da Paolo Mieli.

Ancora sulla convinzione palesata da Barbero circa la veridicità del testo "Atti degli Apostoli" si evidenzia che l'autore Luca evangelista riferisce gli eventi in esso descritti in 28 capitoli e narra la storia della comunità cristiana dalla ascensione di Gesù (1,6-11) fino all'arrivo di Paolo a Roma (28,16), coprendo un periodo che spazia dal 30 al 63 d.C.

Considerato che per Barbero la strage di cristiani perpetrata da Nerone nel 64 d.C., incolpati di aver incendiato Roma, è una verità fuori discussione come riferito nel "Codex Laurentianus Mediceus Ms 68 II", conservato presso la Biblioteca Medicea Laurenziana in Firenze, vale a dire il manoscritto più antico che attesta il famoso brano su Cristo e i Cristiani, riportato nel XV Libro, cap. 44, degli Annales dello storico romano Cornelio Tacito ... al contrario noi evidenziamo una grave contraddizione che smentisce Barbero, il più famoso storico italiano, proprio grazie ai suoi infallibili "Atti degli Apostoli". Dal momento che san Luca morì nel 93 d.C. (vedi Cathopedia, l'enciclopedia del Vaticano, alla voce "san Luca Evangelista") come si spiega che san Luca non abbia riferito l'esecrando massacro di cristiani, suoi correligiosi, commesso dal crudele Nerone? Lo stesso dicasi per l'apostolo Paolo di Tarso che neanche lui sa di tale carneficina di cristiani. Evidentemente simile evento non è avvenuto, fatto confermato in quanto sconosciuto da tutti gli storici cristiani ormai al potere dal IV secolo in poi ad iniziare da Eusebuio di Cesarea, Girolamo Sofronio e su nei secoli sino a Giovanni Xifilino che nell'XI secolo trascrisse l'epitome della vita di Nerone (scritta da Cassio Dione) senza acennare ad alcun massacro di cristiani.

Ancora, dal momento che Alessandro Barbero è convinto che il movimento cristiano esisteva già dal I secolo se avesse letto le opere di Giuseppe Flavio avrebbe trovato questa citazione:

“Poiché mentre tutti i popoli, sudditi dell’Impero Romano, avevano dedicato altari e Templi a Gaio, e gli avevano dato, sotto ogni aspetto, la stessa attenzione che avevano verso gli Dei, solo il popolo giudaico disdegnava di onorarlo con statue e di giurare in suo nome (cfr Ant. XVIII 258).

Specificando “tutti i popoli adoravano Gaio”, in contrapposizione a “solo il popolo giudaico si rifiutava di farlo”, è evidente che allo storico ebreo non risultava alcuna presenza di "sudditi dell'Impero Romano" cristiani, i quali, stando alla artefatta “tradizione cristiana”, anch’essi, come gli ebrei, erano contrari a divinizzare chiunque tranne Cristo.

Quindi l’inesistenza di cristiani, nel 40 d.C., durante il principato di Gaio Caligola - un Imperatore convinto di essere Dio - smentisce il falso “Testimonium Flavianum”, atto vergato da falsari cristiani a nome di Giuseppe Flavio.

Un dato di fatto confermato anche da Cornelio Tacito; "Historiae Libro V, 5":

"Gli Ebrei non pongono simulacri di dèi nelle loro città e tanto meno nei loro templi; né riservano tale forma di adorazione per i loro Re".
 
In particolare, la dimostrazione che gli scribi cristiani hanno falsificato i testi di Giuseppe Flavio facendogli testimoniiare sull'esistenza di Cristo e i cristiani la puoi riscontrare nel VI studio di questo sito web dal titolo "I falsi Testimonium Flavianum".

Ancora.
Lo storico ebreo, Filone Alessandrino (20 a.C. - 45 d.C.), influente membro della comunità giudaica di Alessandria (vedi Wikipedia), il quale, nel suo trattato
"De Providentia" (II 107), riferisce che si recava frequentemente al Tempio di Gerusalemme per offrire sacrifici a Dio ma, in nessuna delle sue opere, Filone riporta l'avvento del Messia giudeo di nome "Gesù", a lui coevo; un Messia che, stando ai vangeli, fu osannato dal popolo di Gerusalemme come "Re dei Giudei" e "figlio di Davide". Né sa, Filone, dell'esistenza di una nuova dottrina religiosa, il cristianesimo, già dilagata nella Giudea, il cui capo spirituale era Giacomo, Vescovo di Gerusalemme e fratello del Messia prescelto da Yahweh. Tanto meno, l'erudito ebreo ha mai sentito parlare di spettacolari miracoli compiuti, dinanzi al Tempio giudaico, dagli apostoli di Cristo, prodigi tali da guarire folle di malati accorsi anche dalle città vicine a Gerusalemme, secondo quanto narrato in "Atti degli Apostoli" (At 5,12/16). Un insieme di notizie fondamentali, talmente enormi per il coinvolgimento diretto della religione ebraica, che lo stesso Filone si sarebbe sentito in obbligo di tramandarle ai posteri e convertirsi anche lui al cristianesimo iniziale ... sempreché tale credo sia esistito veramente.

Ancora.
Nessuno dei "Padri Apostolici" e "Padri Apologisti" e loro successori susseguitesi nei secoli, nonché alcuno storico cristiano dopo la conquista del potere da parte del cattolicesimo con l'Editto di Tessalonica del 380 d.C. (vedi Wikipedia), nessuno di loro ha nai sentito parlare della strage di cristiani perpetrata da Nerone: una ingente moltitudine di martiri crocefissi e spalmati di pece per "accenderli" al fine di illuminare di notte l'orrendo spettacolo nel 64 d.C. Ma questa datazione (64 d.C.) del massacro di cristiani, dei quali i primi ad essere sottoposti a supplizio inevtabilmente sarebbero stati Paolo, già sotto processo da Nerone, e Pietro il capo dei cristiani, entra in contrasto con la testimonianza dello storico cristiano Girolamo Sofronio:

Paolo dunque, nell’anno quattordicesimo di Nerone (67 d.C.), nel medesimo giorno del martirio di Pietro, fu decapitato in Roma per la sua fede in Cristo ed ebbe sepoltura sulla strada di Ostia, trentasette anni dopo la morte del Signore”.
(Girolamo Sofronio - De Viris Illustribus Cap V).

Ulteriore riscontro, a dimostrazione della fantasiosa biografia ecclesiastica riguardante Paolo di Tarso, lo ritroviamo nella datazione della sua morte, indicata dalla Chiesa avvenuta fra il 64 ed il 67 d.C. (vedi "Cathopedia", l'Enciclopedia Cattolica). Una cronologia che contrasta con le precise testimonianze degli storici cristiani iniziali, Girolamo Sofronio (vedi sopra) ed Eusebio di Cesarea (HEc. II 25), i quali entrambi dichiararono che san Paolo e san Pietro furono martirizzati da Nerone nello stesso giorno del 67 d.C.    
Non ci vuole molto per capire che la Chiesa si è obbligata a "correggere" la data di morte degli apostoli Paolo e Pietro, includendo il "64 d.C." per non smentire l'eccidio di cristiani ordinato da Nerone (secondo la cronaca di Cornelio Tacito a noi fatta pervenire dagli amanuensi di Momtecassino) perché dichiarati colpevoli di aver incendiato Roma nello stesso anno.
Infatti, dal momento che i cristiani furono crocifissi per tale reato, lo stesso Paolo di Tarso, essendo il più autorevole predicatore fra tutti i credenti, peraltro già incatenato e sotto processo dello stesso Imperatore, insieme a Pietro, sarebbe stato il primo ad essere crocifisso da Nerone nel 64 d.C. Da tale considerazione è necessario evidenziare il fatto che gli storici cristiani primitivi, Girolamo ed Eusebio, non potevano sapere della "testimonianza" di Tacito, 
il cronista imperiale del I secolo, inerente lo sterminio di una ingente moltitudine di seguaci di Cristo, perché il Codice che narrò il falso evento fu trascitto dagli amanuensi di Montecassino nell'XI secolo (vedi XII studio).

Leggi compiutamente le dovute fonti storiche che io riferisco nel XII studio dal titolo "L'inganno dei martiri di Nerone", Alessandro Barbero, prima di dare per scontato quella che impropriamente viene chiamata dai chiesastici "la tradizione cristiana", errori grossolani evidenziati facilmente (così non sforzi il cervello) nell' VIII studio del presente sito web dal titolo - La grande menzogna evangelica: Gesù e Apostoli non conoscevano la loro patria. Un titolo che dice tutto ... leggi e impara saccente Barbero, solo dopo aver acquisito la Storia del Cristianesimo, sarai in grado di evitare le cantonate che hai preso sino ad oggi.

 
Emilio Salsi


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